domenica 14 novembre 2010

Quanto manca alla fine del sistema monetario globale?


Crise systémique globale – Printemps 2011 (Bollettino Leap, trad. di G.P.)

fonte: Conflitti e Strategie

Crise systémique globale – Printemps 2011 : Welcome to the United States of Austerity / Verso la grande caduta del sistema economico e finanziario mondiale.

Come previsto dal LEAP/E2020 nel febbraio scorso con il GEAB N°42, il secondo semestre 2010 è caratterizzato dall’aggravarsi micidiale della crisi che segna la fine dell’illusione sulla ripresa alimentata dai dirigenti occidentali (1) e dalle migliaia di miliardi assorbiti dalle banche e dai piani “di incentivazione„ economici senza efficacia durevole. I prossimi mesi riveleranno una realtà semplice ma particolarmente penosa: l’economia occidentale, ed in particolare quella degli Stati Uniti (2), non è mai realmente uscita dalla recessione (3). I sussulti statistici registrati dall’estate del 2009 non sono stati che le conseguenze momentanee di un’iniezione massiccia di liquidità in un sistema fondamentalmente diventato insolvente come lo stesso consumatore americano (4). Nel cuore della crisi sistemica globale dalla sua origine, gli Stati Uniti dunque dimostreranno nei prossimi mesi che stanno nuovamente trascinando l’ economia e le finanze mondiali “nelle tenebre„ (5) poiché non riescono ad uscire da questa “grande depressione US„ (6). Così, alla fine degli scossoni politici delle elezioni americane di novembre prossimo, sulla base di tassi di crescita ridiventati negativi, il mondo dovrà affrontare “il grande crollo„ del sistema economico e finanziario mondiale fondato da oltre 60 anni sulla necessità assoluta per l’economia americana di non trovarsi mai lungamente in recessione. Ma, la prima metà del 2011 imporrà all’economia americana una cura di austerità senza precedenti che immergerà il pianeta in un nuovo caos finanziario, monetario, economico e sociale (7).
In questa GEAB N°47, il nostro gruppo anticipa dunque per i mesi prossimi vari aspetti di questa nuova evoluzione della crisi in particolare la natura del processo dell’imposizione dell’austerità che toccherà gli Stati Uniti, l’evoluzione della coppia infernale “inflazione/deflazione„, l’ evoluzione reale del PNL US , la strategia delle banche centrali, le conseguenze dirette per l’ Asia ed Eurolandia. Presentiamo come ogni mese le nostre raccomandazioni strategiche ed operative…
I trimestri a seguire saranno particolarmente pericolosi per il sistema economico e finanziario mondiale. Il patron della Fed, Ben Bernanke, ha d’altronde fatto passare diplomaticamente il messaggio nel corso della recente riunione dei banchieri centrali mondiali a Jackson Hole nel Wyoming: benché la politica di rilancio dell’economia americana è fallita, il resto del mondo continua a finanziare in perdita i disavanzi US sperando che ad un certo momento questa scommessa sarà pagante ed avrà evitato un crollo del sistema globale, ovvero gli Stati Uniti monetizzeranno il loro debito e trasformeranno in valuta senza valore l’insieme dei dollari e buoni del Tesoro US posseduti dal resto del pianeta.


Come ogni potenza con le spalle al muro, gli Stati Uniti ormai sono obbligati ad unire la minaccia alla pressione per potere ottenere quanto vogliono. Poco più di un anno fa, i dirigenti e responsabili finanziari del resto del mondo si erano detti disposti “a riportare a galla la nave USA„. Oggi tuttavia le cose sono cambiate poiché la bella assicurazione di Washington (quella della Fed così come quella dell’ amministrazione Obama) si è dimostrata solo arroganza pura fondata sulla pretesa di avere compreso la natura della crisi e l’ illusione di possedere i mezzi per controllarla. Ma, la crescita americana evapora trimestre dopo trimestre (8) e ridiventerà negativa fin dalla fine del 2010; la disoccupazione non finisce di crescere tra la stabilità enunciata dalle cifre ufficiali e l’uscita in sei mesi di più due milioni d’Americani dal mercato del lavoro (per LEAP/E2020, la cifra reale di disoccupazione è ormai almeno del 20%) (9); il mercato del settore immobiliare americano continua a deprimersi verso livelli storicamente bassi e riprenderà la sua caduta fin dal quarto trimestre 2010; infine, si può facilmente immaginare che in queste condizioni, il consumatore US resta e resterà lungamente non disponibile poiché la sua insolvibilità dura o peggiora (10) per un Americano su cinque che non ha un lavoro. Dietro queste considerazioni statistiche si nascondono due realtà che radicalmente modificheranno la sfera politica, economica e sociale americana e mondiale dei prossimi trimestri secondo la loro apparizione nella coscienza collettiva.

La rabbia popolare paralizzerà Washington a partire dal novembre 2010

Prima di tutto, c’è una visione popolare molto cupa, un vero viaggio “nel cuore dell’oscurità„, che è quella di decine di milioni d’ Americani (quasi sessanta milioni dipendono ormai dai buoni per i prodotti alimentari) che non hanno ormai più lavoro, una casa, risparmi e che si chiedono come sopravvivranno negli anni a venire (11). Giovani (12), pensionati, neri, operai, dipendenti dei servizi (13),… costituiscono la massa di cittadini in collera che si esprimerà brutalmente nel novembre prossimo ed immergerà Washington in un tragico vicolo cieco politico. Supporters del movimento “Tea-Party„ (14), nuovi secessionisti (15),… vogliono “rompere la macchina washingtoniana„ (e anche quella di Wall Street) senza tuttavia avere proposte realizzabili per risolvere la pletora di problemi del paese (16). Le elezioni del novembre 2010 saranno la prima occasione per questa “America che soffre„ per esprimersi sulla crisi e sulle sue conseguenze. E, catalizzati o no dai repubblicani o dalle ali estreme, questi voti contribuiranno a paralizzare ancora di più l’amministrazione Obama ed il congresso (che penderà probabilmente verso i repubblicani), non fa che inserire il paese in un immobilismo tragico nel momento in cui tutti gli indicatori passano nuovamente al rosso. Quest’espressione di rabbia popolare d’altra parte entrerà in collisione fin da dicembre con la pubblicazione della relazione della commissione sul deficit realizzata dal Presidente Obama, che automaticamente porrà la questione dei disavanzi nel cuore del dibattito pubblico dell’inizio 2011 (17). A titolo d’ esempio, si può già vedere un’espressione ben particolare di questa rabbia popolare contro Wall Street nel fatto che gli americani hanno abbandonato la borsa (18). Ogni mese, i “piccoli azionisti„ lasciano Wall Street ed i mercati finanziari (19) che abbandonano più del 70% delle transazioni nelle mani delle grandi istituzioni ed altre “high frequency traders„. Se si pensa all’immagine tradizionale della borsa che sarebbe il tempio moderno del capitalismo, allora si assiste ad un fenomeno di perdita di fede che potrebbe essere comparabile alla disaffezione delle grandi manifestazioni popolari conosciute dal sistema comunista prima della sua caduta.

La FED sa ormai di essere impotente.

Infine, c’è una realtà finanziaria e monetaria tragica poiché gli attori hanno coscienza della loro situazione poco invidiabile: la Fed sa di essere impotente. Nonostante le azioni eccezionali (tasso d’ interesse a zero, quantitative easing, sostegno massiccio al mercato dei prestiti immobiliari, alle banche, moltiplicazione per tre del suo bilancio,…) che ha messo in opera a partire dal settembre 2008, l’ economia US non riparte. I dirigenti della Fed scoprono di essere una componente del sistema, anche se una componente centrale, ma non possono nulla contro un problema che influisce sulla natura dello stesso sistema finanziario americano, progettato come cuore solvibile del sistema finanziario mondiale dal 1945. Ma, il consumatore US è ora insolvente (20), egli che nel corso degli ultimi trent’anni è diventato gradualmente il soggetto economico centrale di questo cuore finanziario (con più del 70% della crescita US che dipende dal consumo delle famiglie). E’ su quest’insolvibilità delle famiglie US (21) che si sono scontrati i tentativi della Fed. Abituati al virtualismo, e dunque alla possibilità di manipolare gli eventi, i processi e le dinamiche, i banchieri centrali americani hanno creduto di poter “fuorviare„ le famiglie, dare loro nuovamente l’ illusione della ricchezza e spingerli così a rilanciare il consumo e dietro di esso tutta la macchina economica e finanziaria degli Stati Uniti. Fino all’estate 2010, non hanno creduto alla natura sistemica della crisi, o non hanno compreso che generava problemi fuori portata rispetto agli strumenti di una banca centrale, per quanto potente essa sia. Soltanto nel corso delle ultime settimane hanno dovuto prendere atto di una doppia evidenza: le loro politiche sono fallite e non hanno più né armi né munizioni. Da qui il tono particolarmente depresso dei colloqui nella riunione delle banche centrali a Jackson Hole, l’ assenza di consenso sulle prossime azioni, i dibattiti senza fine sulla natura dei pericoli da affrontare nei prossimi mesi (ad esempio inflazione o deflazione mentre gli strumenti interni al sistema utilizzati per misurare le conseguenze economiche di queste tendenze non sono neppure più pertinenti come da noi analizzato in questa GEAB N°47) (22), le opposizioni sempre più violente tra sostenitori di un rilancio della crescita attraverso l’indebitamento e i seguaci della riduzione dei disavanzi,… e finalmente anche il discorso pieno di minacce velate di Ben Bernanke ai suoi colleghi delle banche centrali; sostanzialmente, ha fatto passare il messaggio seguente: “tenteremo tutto per evitare un crollo economico e finanziario, continuerete a finanziare questo “tutto e non importa cosa„, altrimenti si lascia andare l’inflazione e si svaluta il dollaro mentre i buoni del tesoro US non varranno più un granchè (23)„. Quando un banchiere centrale si esprime come un volgare estorsore, c’è un pericolo in casa (24). La reazione delle grandi banche centrali mondiali si rivelerà nei due trimestri a seguire. Già la BCE ha fatto capire che una nuova politica d’incentivazione attraverso un aumento dei disavanzi US sarebbe suicida per gli Stati Uniti. Già la Cina, pur dichiarando che eviterà di far precipitare le cose, passa il suo tempo a vendere titoli US per comperare titoli giapponesi (il livello storico del corso Yen/dollaro riflette questo processo). Quanto al Giappone, esso è ormai forzato ad allinearsi simultaneamente su Washington e Pechino… e questo probabilmente neutralizzerà tutta la sua politica in materia finanziaria e monetaria. La Fed, come il governo federale, scoprirà nei prossimi trimestri che quando gli Stati Uniti non saranno più sinonimo di profitti succosi e/o di potenza condivisa, la capacità di convincere i loro partner declinerà rapidamente e fortemente, soprattutto quando quest’ultimi metteranno in dubbio la pertinenza delle politiche prese in considerazione (25).
La conseguenza di queste due realtà che s’impongono piano piano nella coscienza collettiva americana e mondiale si sta dunque concretizzando, secondo LEAP/E2020 gli Stati Uniti entreranno nella primavera del 2011 in un’era d’austerità senza precedenti da quando il paese è diventato il cuore del sistema economico e finanziario mondiale. Blocco del quadro politico federale di Washington e Wall Street causato dall’esasperazione elettorale, forte dipendenza dal finanziamento federale dell’ insieme dell’ economia US ed impotenza della Fed a causa delle reticenze internazionali nel finanziare i disavanzi US, tutto ciò si combinerà precipitando il paese nell’ austerità. Un’austerità che sta già frustando almeno il 20% della popolazione, e che influisce direttamente almeno su un americano su due, preoccupato di aggiungersi alle schiere dei senza-casa, dei senza-lavoro ed di altri disoccupati a lungo termine. Per queste decine di milioni d’ Americani, l’ austerità si chiama impoverimento duraturo. Ciò che si giocherà da qui alla primavera del 2011, è dunque soprattutto la trasposizione nel discorso ufficiale, nelle politiche di bilancio e nella coscienza internazionale che gli Stati Uniti non sono più “the land of plenty „, ma “the land of few„. E al di là delle scelte politiche interne, c’ è anche la scoperta di una limitazione nuova per il paese: gli Stati Uniti non hanno più i mezzi per un nuovo rilancio (26). Piuttosto che una paralisi multi decennale in una situazione alla giapponese, sarà tentata una terapia choc… quella stessa terapia che con il FMI, gli Stati Uniti hanno raccomandato ai paesi dell’America latina, ai paesi asiatici ed all’Europa dell’ Est. Questo costituisce normalmente una buona motivazione per le agenzie di rating, sempre così rapide nel vedere la pagliuzza nell’occhio della maggior parte dei paesi del pianeta, per minacciare gli Stati Uniti di un forte abbassamento del rating qualora non dovessero attuare il più rapidamente possibile un vasto piano d’austerità. Ma ad ogni modo, per LEAP/E2020, a causa delle condizioni interne ed esterne al paese presentate precedentemente, nella primavera del 2011 gli Stati Uniti avranno un appuntamento con l’ austerità: un appuntamento che sarà imposto loro dal resto del mondo se risulteranno paralizzati politicamente. Da qui a quel momento, è probabile che la Fed tenti una nuova serie di misure “non convenzionali„ (parola tecnica che significa “tentativi disperati„) per evitare di giungere a tanto, ma in questa fase una sola cosa è certa riguardo alle conseguenze dell’entrata degli Stati Uniti in un vasto programma d’ austerità: sarà il caos sui mercati finanziari e monetari abituati da decenni all’ esatto contrario, vale a dire allo spreco americano; e lo choc economico e sociale interno senza equivalenti dagli anni 1930 (
27).